8 Marzo. Giornata della rivendicazione dei diritti delle donne.
Il cambiamento è possibile, e sta in ciascuna di noi.
E dobbiamo dire che di strada ne abbiamo fatta, care amiche, colleghe, mamme, figlie, compagne. Vedere molte donne elette in cariche importanti nel mondo della politica e della finanza, rincuora ed ispira. Come pure vedere tante giovani in prima linea, combattere per la libertà politica nei loro paesi, per il clima e la giustizia sociale ci dà speranza che il cambiamento è possibile.
Più di 150 anni fa (nel 1870) nasceva Maria Montessori: una donna che ha ispirato ed influito molto sull’istruzione a livello internazionale. Ma si batté molto anche per rivendicare i diritti delle donne, la parità salariale ed interventi legislativi per tutelare i diritti delle donne al lavoro, all’ istruzione, all’autodeterminazione.
Quanta strada, da allora... ma quanta ne rimane da fare …
Dove è il diritto all’autodeterminazione, se in molti paesi le donne non possono decidere del loro destino, non hanno pieno diritto di voto, e non siedono ai tavoli delle negoziazioni per determinare il destino dei loro paesi? Quando ancora oggi le direzioni dei partiti ed i consigli di amministrazione sono per lo più uomini?
Che ne è del diritto di fare scelte informate sul loro corpo, se non possono nemmeno decidere come e quando avere figli?
Cosa ne è del rispetto e della dignità di donne e bambine, violate, stuprate, picchiate, uccise, solo per essere donne? Dai lager ai posti di lavoro, dai centri di accoglienza alle mura domestiche, perché una donna corre questo rischio ogni qualvolta è “invisibile” o alla mercè di uomini con un grado di potere in più?
Perché ancora oggi è normale che ogni genitore conosca l’ansia di avere delle figlie che rientrano a casa quando fa buio?
Dov’è la parità salariale, se ancora oggi in un paese come la svizzera le donne guadagnano in media il 20% in meno rispetto agli uomini?
Dove sono gli interventi per tutelare il lavoro delle donne, per esempio nel rendere più facile l’accesso agli asili nido, ai doposcuola, o nell’accordare più flessibilità negli orari di lavoro?
Oggi più che mai, nella pandemia sono le donne a pagarne il prezzo più alto, perché spesso le prime a perdere il posto di lavoro, perché in prima linea a prendersi cura dei malati e degli anziani, perché per prime si occupano dell’istruzione dei figli. E tra quelle che lavorano, sono le infermiere quelle che pagano il prezzo più alto pur essendo pagate meno.
E, quando la pandemia passerà, saranno le donne che ne usciranno più svantaggiate e più povere di prima.
Insomma, amiche, colleghe, madri, figlie, compagne: ne abbiamo fatta di strada, dai tempi di Maria Montessori, certo. Ma ne abbiamo ancora molta da fare.
Il cambiamento è possibile, e sta in ciascuna di noi.
Fonti e approfondimenti:
Center for American Progress, “How COVID-19 Sent Women’s Workforce Progress Backward”, 30/10/2020
ONU Femmes, “L’impact du Covid-19 sur les femmes et les filles”, 19/10/2020
Swissinfo, “Persistent gender pay gap remains in Switzerland”, 23/06/2020
Swissinfo, “Covid-19 leads to record drop in Swiss employment”, 20/08/2020
Swissinfo, “Gender pay gap gets worse in Switzerland”, 22/02/2021
The Guardian, “The 'shecession': why economic crisis is affecting women more than men”, 04/08/2020
The Guardian, “Stuck-At-Home Moms: The Pandemic's Devastating Toll On Women”, 28/10/2020